We cannot *not* change the world
30 Novembre 2010
Le azioni negative che facciamo o che subiamo rimangono impresse nella nostra memoria – le riviviamo con compiacimento se siamo esseri perversi che appunto godono sadicamente del dolore che arrecano, con senso di colpa se invece quella non è la nostra natura ma è stato un momento di stupidità, insensibilità, debolezza. Quelle positive si dimenticano – a mia volta cado dalle nuvole quando mi si fa presente qualcosa di buono che avrei fatto per qualcuno in passato. Ciò che siamo è il risultato di forze diverse, alcune che abbiamo imitato, altre verso le quali ci siamo opposti. Siamo un immenso caos di casualità che sono precipitate – si sono catalizzate – nella nostra identità.
A volte sento l’istinto, il puro istinto, di ringraziare chi mi ha rivolto gesti positivi, che mi hanno resa a mia volta una persona attenta a guardare agli altri con sensibilità e affetto, piuttosto che quelli che mi hanno fatto del male cui mi sono dovuta opporre per poi andare a costruire la mia persona. Anche questi hanno contribuito a rendermi ciò che sono, ma talvolta avrei preferito non fosse andata così.
“We cannot not change the world”. Il male porta sempre sicuramente male, se non altro perché richiede energie per opporvisi. Sul bene c’è maggiore possibilità di un ragionevole dubbio. Chi decide in cosa consista l’uno o l’altro per noi e gli altri siamo solo noi e l’interlocutore/interlocutrice che di volta in volta ci è accanto. Cui noi potremmo rimanere, di nuovo nel bene o nel male, nella memoria – anche per vent’anni…