CRISTINA BALMA-TIVOLA

KRI "muovere [k] liberamente [ri]" | STI "stare [s] in moto [ti]" | NA "effetto [ā] del soffio vitale delle acque [n]"

Il presente assoluto e setting che ritornano

Gli stimoli delle conversazioni con voi, e la lettura dei vostri blog, sono spesso causa per me della riapertura di ‘porte’ del mio passato e di riflessione su situazioni che non solo mi appartengono, fanno parte e hanno determinato ciò che sono io oggi, ma non sono neanche mai realmente passate.

Che strana la concezione del tempo in ciascuno di noi!

Sappiamo tutti che questo è relativo, e quindi che – pur se scorre indipendentemente da noi – il solo modo in cui ci è dato viverlo, rielaborarlo nella mente e gestirlo è assolutamente soggettivo. In questo modo mi trovo a confrontarmi con persone che lo rincorrono senza mai arrivare a mettercisi in pari (“corro veloce ma mai abbastanza” – cantano i CGB), oppure pensano al passato come qualcosa di concluso che tale deve rimanere (e qui i CGB mi risuonano di nuovo nelle orecchie: “scatole che accolgono momenti che non torneranno, scatole per metterci dentro come’eri, com’erano i suoni e i colori”).

Eppure io non ci riesco, e se penso a me stessa non vedo grandi cambiamenti da quando avevo 15 anni. Cioè, li vedo nel mio aspetto e conosco bene le esperienze che ho attraversato e mi hanno in qualche modo ‘segnata’, i cambiamenti, e via dicendo – ma in qualche modo la mia struttura d’interpretazione delle esperienze e la mia concezione generale della vita non sono variate moltissimo di base. Mi sento quindi come immersa in un eterno, assoluto presente, con l’unica attenzione a volerlo vivere bene, in pieno, godendomelo quanto più possibile.

Non riesco poi a fare programmi successivi a pochi giorni, nella migliore delle ipotesi, e sinceramente non penso mai al futuro – anche perché le cose brutte accadono e, avendole già sperimentate e gestite, sono consapevole di poterlo fare ancora, mentre quelle belle sono ovviamente felicemente benvenute.

Ma la cosa più assurda è che mi rendo conto che tendo a ricreare, pur se in modi e con persone diverse, situazioni già sperimentate e che mi hanno già fatto bene in passato. Non intendo in termini generali – ovvero promuovendo e partecipando per esempio alla convivialità di pranzi con amici, o andando a vedere un film al cinema in orari inusuali per i più e via dicendo – parlo proprio di sorte di ‘setting’ specifici caratterizzati da una musica, un ambiente, un certo tipo di interlocutori e determinate azioni particolari. Cose che ricreano una scena già vissuta nel passato con lievi differenze e una modalità diversa di percepirla, viverla e gustarla – perché avendola già vissuta non mi sorprende più, ma mi permette di esplorarla più in profondità attraverso il viverla, soprattutto, con persone diverse.

Una sorta di ‘falso movimento’ all’interno di un tempo circolare, ricorsivo, che come disegnasse una spirale non ricrea mai un cerchio perfetto, ma non muove né verso l’interno, né verso l’esterno, quanto – percepito nella tridimensionalità – si sposta su un piano differente.

Vi capita per caso la stessa cosa o sono solo io che non riesco a uscire da questa sorta di ‘malinconia’, e faccio di tutto alla fine per riviverla?

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