L’immersione dei sensi nell’Alhambra
3 Agosto 2012
Nella nostalgia delle vite non vissute, c’è quella di non essere stata giornalista o scrittrice, ma chissà – forse un giorno o l’altro potrei fare anche questo. C’è chi racconta storie, ma a me viene meglio descrivere situazioni e cose. Herzog ne parlava in termini di ‘missione di vedere e far vedere’ e in realtà credo che questo potrebbe fungere da ordito attraverso il quale tessere l’intera mia vita – così come è stata e con ciò che ho fatto sinora.
‘Vedere e far vedere’…
Ho pensato a chi legge questo blog quando ieri ho passato due ore a camminare per Granada, nel vecchio quartiere arabo dell’Albayzín e al Sacromonte, dove i negozi, le case e i ristoranti sono cave scavate nella montagna dagli zingari che – tanto per non tradire la propria vocazione alla libertà – si rifiutarono di stare nelle mura della città e costruirono appunto le proprie abitazioni fuori di quelle in vere e proprie grotte.
E ho pensato a chi legge questo blog anche visitando l’Alhambra, una meraviglia di odori, profumi, colori e ingegno umano da lasciare a bocca aperta, vuoi per l’architettura mirabile, vuoi per i giardini e le fontane.
L’olfatto è entrato in brodo di giuggiole quando così tanti fiori, nel vari giardini, hanno cominciato a chiamarlo, donandogli ciascuno il proprio regalo sotto i 43° di temperatura. Le rose – le mie adorate rose – di ogni colore erano lì per darsi a lui, ma non di meno è stato il mirto, presente ovunque nei giardini e in grande quantità, il cui profumo mai avrei pensato così delicato, fresco e intenso al contempo.
Ma l’olfatto ha pure scoperto una cosa inaspettata, ovvero che le pietre hanno odore. O meglio, hanno la capacità di creare un ambiente profondamente secco e neutro (ma non asettico) sul quale tutti gli altri odori vengono esaltati. Ed è così che nel visitare la parte dell’Alcazaba, pietrosa, sabbiosa, ventosa, sono stata investita di sfumature altrimenti impercettibili: il profumo discreto e pulito di una turista orientale, quello allegro di due ragazze nordeuropee, il mirto stesso colto contro ogni regola dai bambini e lanciato in aria in quello spazio altrimenti sterile. Pur se distanti decine di metri, percepivo questi odori!
Della vista è inutile parlare, le foto che seguiranno vi raccontano tutto.
Del tatto, vi dico che ho sceso la Escalera del agua mettendo il palmo della mano a bagno nell’acqua gelida che scorre lungo la scala e provato l’immenso piacere del refrigerio.