Camminare a testa alta – e passo leggero
21 Agosto 2012
Era inverno, e passeggiavo lungo il mare indossando un vestito lungo alle ginocchia e scarponcini comodi. “Si vede che non sei di qui” – mi disse un ragazzo per strada – “tu cammini in modo diverso dalle altre”. Che bello, anche se perfettamente cosciente di quella ch’era solo un’ennesima strategia d’approccio maschile, ebbi un moto d’orgoglio.
Il modo in cui si cammina può dare – come qualsiasi comportamento non verbale – molte informazioni su di noi. E la sottoscritta, sempre così incantata dal movimento che i nostri corpi disegnano nello spazio, come tutti voi ha sviluppato anch’ella sin a piccola il ‘suo’ modo di camminare.
Per prima cosa, alla sottoscritta risuonano ancora nelle orecchie le parole della nonna (quella che sputava nelle tinture delle fasciste, per intenderci) la quale le ricordava a ogni occasione che solo chi orientava la propria vita secondo un sistema valoriale che includeva l’onestà (in primis!), la sincerità, la dignità e qualche altra virtù non per forza caritatevole verso il prossimo quanto indicativa del rispetto di se stessi poteva camminare a testa alta davanti a chiunque.
E quindi, tanto per cominciare, io cammino a testa alta, il che non solo riflette appunto il mio sistema valoriale, ma si tira anche dietro le spalle dritte (ovvero aperte) a loro volta segno di una generica inclinazione a una pacifica disponibilità nei confronti altrui.
Qual differenza rispetto alla massa di persone che tengono posizioni ricurve, sguardo basso, petto incassato – tutte cose indicative di ipocrisia e perversione o, cosa ancor più frequente e drammatica, di abbattimento esistenziale, non trovate? 🙁
Poi il passo: la sottoscritta cammina relativamente rilassata, non va mai di fretta, ma non è neanche una lenta (cosa che implicitamente associa alle donne lagnose, soggetti che le risultano intollerabili). Si prende il tempo per godere delle cose che vede e dei profumi che sente, si permette di fermarsi per percepire il tutto meglio.
Soprattutto, tiene il passo giusto che le permette di proseguire con poco sforzo potenzialmente per ore, perché chi lo sa se si fermerà o qualcosa la spingerà a proseguire? Bisogna sapersi gestire le energie per poter sempre soddisfare con queste il desiderio improvviso del momento!
Infine, la sottoscritta cerca in tutto la leggerezza e tende sabaudamente a “non disturbare” – per cui fa attenzione a non poggiare mai il piede in modo sonoro e pesante, cerca di non provocare rumore e di non impattare della sua presenza l’ambiente.
Poi vabbè, di sua natura è un folletto e così le viene spontaneo muoversi malgrado l’età adulta: chissà che avranno pensato quella ventina di passeggeri della metropolitana di Madrid che l’hanno vista danzare da sola nel silenzio della stazione? Lei aveva nelle orecchie l’mp3 con Les larmes sur ma manche, e non ha potuto evitare di allargare le braccia, disegnare cerchi con la lunga gonna nera leggera girando su se stessa, e volteggiare rapita da quella musica così suadente. Fortuna che stava attendendo la metro, e quindi non s’è appesa ai pali interni del convoglio dove avrebbe potuto – svampita e inconsapevole com’è sempre – dare luogo a un’involontaria lap-dance.