Maestros del caos
24 Febbraio 2013
Vi sono più ragioni per visitare la mostra Maestros del Caos, appena inaugurata presso il Caixa Forum di Madrid.
La prima è che si tratta, in questo caso, di un’esposizione realmente istruttiva sull’argomento ordine-caos e gentione di tale rapporto nelle diverse culture del mondo. Ruotando intorno a tre temi principali – caos nel mondo, ammaestramento del caos e catarsi – la mostra presenta miti che illustrano la tensione tra ordine e disordine e i rituali praticati per tenere il caos sotto controllo, concentrandosi anche su quelle figure di mediatori che proteggono la gente dalle disgrazie e miseria causata dalla imperfezione del mondo.
La seconda è ch’essa mette in relazione la dimensione di documentazione (e quindi l’uso di artefatti/oggetti etnografici) con quella artistica mondiale (e quindi il diricorso a opere di pittori, videomaker, scultori, performer che si muovono nel mercato dell’arte contemporanea attuale). E il rapporto tra le due dimensioni, così come la loro messa in relazione nell’ambito espositivo, genera sempre tensioni irrisolubili ma anche – nei casi più felici – potenzialmente stimolanti.
Infine un ulteriore motivo di interesse di questa mostra è il fatto d’essere stata curata dal Museo del Quai Branly di Parigi, che ha prestato molte delle proprie opere qui esposte insieme ad altre provenienti da altri musei europei e a collezioni private di artisti e gallerie per quanto riguarda la parte dell’arte contemporanea. Sul Museo del Quai Branly gli antropologi (e anche gli architetti, come da miei ricordi personali quando insegnavo allo IUAV) si sono già espressi (criticamente) e pure io stessa – che usavo tale esempio come case study per le mie lezioni a Venezia.
Cambia qualcosa nel momento in cui le medesime opere sono poste in rapporto ad altre che provengono da altre collezioni o che fanno riferimento a immaginari dichiaratamente occidentali e ‘di mercato’? Sì, no, e – se sì – cosa e come?