L’invasione delle nanas: Niki de Saint Phalle
14 Novembre 2014
Niki de Saint Phalle nasce nel periodo perfetto per giocare con l’arte tra gli anni ’40 e ’90 del secolo appena conclusosi da autodidatta – ma un’autodidatta piena di immaginazione, entusiasmo, passione, determinazione, dolcezza e voglia di cambiare la società.
E, come spesso accade per chi cerca la propria strada fuori dall’ortodossia dell’accademia, comincia a sperimentare libera da condizionamenti e ‘ansie da prestazione’ che magari l’avrebbero intimidita.
Di fatto le sue prime opere ricordano Pollock, le avanguardie americane, i collage, i lavori di Arman e tutto ciò cui si può ispirare e che può imitare per rielaborare ciò che le fa male sia questo in relazione con la sua memoria e la sua immaginazione, o sia in termini di elementi della società che lei rifiuta (l’ipocrisia delle relazioni e la subalternità delle donne in primis), o siano ancora gli stessi oggetti materiali inventati dall’uomo per arrecare sofferenza/morte quali coltelli, pistole, fucili.
Con questi ultimi si misurerà tra l’altro a partire dagli anni ’60, nella volontà di investire di nuovo significato quelle armi costruite per offendere che ora, con lei, diventano strumenti per la creazione di bellezza. Date un’occhiata alle opere che seguono, realizzate sparando appunto a tele bianche che celano sacche o uova piene di colore le quali – esplodendo al contatto con la pallottola – colano la pittura sul quadro con effetti ovviamente imprevedibili.
Joie de vivre: Niki combatte la sua rivoluzione attraverso la realizzazione delle nanas, le donne appassionate, colorate, giocose, buffe, dolci, libere, serene che la renderanno famosa. Le nanas incarnano l’energia creatrice femminile che non si pone in competizione con l’uomo al quale parimenti non è sottomessa.
E’ l’attivismo della de Saint Phalle, che si concretizza nell’urlare attraverso la loro monumentale (affinché siano visibili: “d’altronde” – ella diceva – “se Pollock realizza opere monumentali, chi impedisce a me di fare lo stesso?”) creazione e diffusione in quantità nel mondo per promuovere nuovi rapporti tra i generi, e una nuova società matriarcale che – se si realizzasse – consisterebbe nella massima liberazione di istinti, espressività e felicità per tutti gli esseri umani.