Narrative contro-egemoniche
4 Dicembre 2013
Così chiesi al vecchio: “Allora noi – ricercatori sociali, intellettuali, attivisti culturali o politici – cosa dobbiamo fare? Qual è il nostro ruolo?”.
E lui rispose: “Cogliere le narrative contro-egenomiche man mano che le vediamo, interpretarle e rilanciarle, facendo loro eco“.
Eccola lì, la soluzione che in un istante sintetizzava la scelta del fare certi tipi di ricerca sul nostro essere umani, il nostro senso nello stare al mondo, e la nostra relazione con ciò che ci circonda – nella breve durata delle nostre esistenze.
Ché poi le narrative contro-egemoniche (termine apparentemente pomposetto, ma in realtà puntuale per definire un intero discorso) sono semplicemente le storie delle persone comuni che con le loro scelte, il loro modo di vedersi, desiderare, agire e raccontarsi si oppongono quotidianamente alle decisioni che vengono loro imposte dall’alto, da chi le tira a comandare e schiavizzare per i propri fini, e vivono nonostante costoro, sviluppando soluzioni che rifiutano il ruolo di farsi incasellare nella parte di vittima o di subalterno, e rifiutano proprio anche lo stare dentro quel modello, sviluppandone uno proprio, autonomo, che con quello neanche si mette in relazione.
E per spiegarmi mi fece vedere video di Bob Marley e Jimi Hendrix, che avevano promosso queste narrative e che milioni di altri privi di potere avevano amato, vi si erano ricosciuti, e di lì avevano costruito le loro vite – rifiutando i modelli che uno stato, un governo, un sistema prevaricatore diceva loro essere quelli ‘giusti’, cui si ‘dovevano’ ‘piegare’, cui dovevano ‘contribuire’ e che dovevano ‘alimentare’ con le loro esistenze.
Così mi si disegnò un sorriso enorme sul viso, e continuai a scrivere, progettare, lavorare su cose belle, vive e umane, sentendomi – semplicemente – in equilibrio.