Le Corbusier e la loi du méandre
21 Agosto 2014
Prima di realizzare un progetto per un palazzo o interi quartieri, Le Corbusier era solito sorvolare lo spazio in cui questi avrebbero avuto sede al fine di prendere coscienza del territorio naturale di quei luoghi. Guardandolo dall’alto, tracciava una serie di schizzi preliminari di alture ed avallamenti, delle piante e dei fiumi, dal momento che la sua architettura – sebbene articolata secondo moduli ricorrenti e basata su un numero esiguo ma imprescindibile di premesse teoriche ch’egli aveva elaborato nel tempo – affermava l’insensatezza del progettare se non a partire dal contesto locale in cui l’opera sarebbe stata realizzata: ché, di fatto, “se si tiene in considerazione l’effetto di un’opera architettonica nello spazio, l’esterno è sempre un interno”.
Nell’ottobre del 1929, mentre sta sorvolando fiumi e foreste del Sud America, scopre quello che chiamerà “il commovente teorema dell’ansa”: “L’ansa che risulta dall’erosione è un processo di sviluppo assolutamente simile al percorso creativo, all’invenzione umana. Seguendo il percorso tortuoso dall’alto, capisco le difficoltà incontrate nelle vicende umane, i vicoli ciechi in cui gli umani rimangono bloccati, e le situazioni apparentemente inestricabili”.
Tutta la sua produzione può essere letta come volontà di contribuire al cambiamento di questo stato di cose che affligge l’umanità, e pertanto di cambiare la società attraverso la progettazione architettonica di soluzioni a misura umana.
Si tratta in ogni caso di soluzioni che prevedono sempre l’individuo-in-relazione. Questa è, tra altre posizioni teoriche, uno degli assunti principali di Le Corbusier: nella contemporaneità vi è stato un proliferare di case individuali (proprie di persone, lui sosteneva, che hanno paura e quindi sentono la necessità di difendersi) così come l’architettura ha snaturato ciò che fa star bene l’uomo – ovvero, in primis, il suo essere in relazione con sole, spazio e alberi, quindi con gli altri esseri umani.
A questo dovremmo invece tornare, al fine di vivere in città radiose – dominate dalla luce (reale e metaforica) di coloro che le abitano.
Per visitare virtualmente la bellissima mostra che io ho avuto la fortuna di vedere di persona, cliccate qui -> Le Corbusier. Un atlas de paisajes modernos.
Un articolo in spagnolo sulla stessa quando ospitata a Barcellona è invece disponibile qui.