Nomi, soprannomi, nickname e la nostra identità
3 Settembre 2013
Stamane mi sono svegliata col pensiero dei vari nickname che nel corso del tempo ho assunto per partecipare a social network/blog e similia. Non che ve ne siano tanti, invero, solo Minerva e… un altro che avevo scelto per partecipare alle prime discussioni virtuali – via BBS, quando ancora internet non esisteva! – e che era Morgana, dalla fata morgana (la rifrazione del calore nel deserto in forma di miraggio di presenza d’acqua).
E poi ho pensato ad altre volte in cui il nostro nome – questo elemento così essenziale che in qualche modo, almeno in parte, definisce e condiziona la nostra identità privata e pubblica – viene cambiato da noi o dagli altri per le ragioni più diverse.
E di qui il moto di rabbia che mi prende ogni volta che vedo uno straniero italianizzarlo o tradurlo per andare incontro a pigri e ignoranti italiani (addirittura, in contesto universitario, la mia collega cinese Ying lo cambiò in Francesca perché un’ignorante collega italiana – probabilmente raccomandatissima, ché non riesco a pensare a tale inciviltà laddove dovrebbe essere la sede della formazione dei nostri giovani – insisteva che “Ying fosse difficile da memorizzare/pronunciare”!), o quando lo vedo storpiato a fini caricaturali e denigratori di qualcuno (come fosse colpa sua l’assonanza tra il proprio nome e un concetto offensivo: possibile che non abbiamo modi più raffinati, meno beceri e mediocri, per insultare una persona, se proprio dobbiamo farlo?).
E il sorriso, invece, che mi si dipinge in volto quando vedo i vostri nickname, e di lì mi immagino motivi, storie, pensieri, sogni, per cui avete associato un certo nome alla vostra identità nel momento in cui partecipate di questo spazio virtuale.
Mi raccontate come ve li siete pensati e perché? 🙂