Inside my head
28 Giugno 2013
Ti raccontai un sogno: ero in una stanza piena di caramelle colorate di tutte le forme, le consistenze e i gusti. Erano sparpagliate ovunque, e ci avrei potuto nuotare dentro, tante erano! E c’era uno scaffale trasparente, di quelli nei quali si tengono le caramelle, a tutta altezza lungo una parete sino al soffitto. E nel sogno io, da sparpagliate com’erano, le mettevo a posto una a una nel proprio contenitore distinguendole per tipologia, così come si sarebbe fatto in qualsiasi negozio serio.
Tu, che ti dilettavi a interpretare i sogni (ma mai una volta che prendesti in considerazione i tuoi dopo avermi reincontrata, così chiari che pure una bambino di 5 anni ne avrebbe capito il significato, eh!), mi dicesti che le caramelle erano tutte le cose appassionanti che avevo fatto, che ancora facevo nel presente e di cui era composta la mia vita, e che – evidentemente – era arrivato il momento di fare ordine e di ‘mettere le cose a posto’, di tenerle ‘sotto controllo’, di ‘amministrarle’ saggiamente nel rapporto con eventuali interlocutori. Che io nel sogno stessi male come un cane e piangessi mentre le mettevo in ordine non ti preoccupasti neanche un po’ d’interpretarlo…
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Sai che c’è?
Che credo tu abbia già troppo a lungo tentato di controllare la mia mente con interpretazioni sceme e strumentali a tirar l’acqua al tuo mulino, e che troppo a lungo io te l’ho permesso, mossa prima dalla stima e poi dalla compassione: da settimane sto buttando giù quegli ordinati scaffali e tornando al mio felice disordine dove nelle caramelle ci nuoto, mi ci impiastriccio le dita e la faccia, lascio che mi si appiccichino ai capelli e le mangio disordinatamente raccolte da terra – pure se la cosa non è igienica.
E poi torno a perdermi nella mia mente – dove un uccello è un drago e io sono un’eroina che armeggia con una spada più grande di lei rischiando di conficcarsela in un piede.
Stampati bene negli occhi la foto di cui sopra.
E’ un augurio (anche se io non sarò, di certo, colei che te lo farà vivere).