E noi continuavamo a danzare (anche se c’era la guerra)
16 Giugno 2013
Continuavamo a cliccare ‘mi piace’ su stupidi status
Continuavamo a postare foto dei nostri bambini – quelli avuti senza pensare e senza curarci del loro domani
Condividevamo virtualmente video, musiche, poesie, cuoricini e sorrisi
Passavamo ogni sera al bar – sprecando il tempo delle nostre vite in chiacchiere insulse sul più e sul meno, approfittandone per lamentarci
Ridimensionavamo i nostri sogni, auspicando la sopravvivenza e cercando mortificanti alternative bucoliche alla violenza che subivamo quotidianamente
Pur di sopravvivere – in qualche modo.
E là fuori c’era la guerra, che arrivava con corrispondenze su media laterali
E ci sentivamo buoni a cliccare su ‘condividi – ci sembrava l’unica cosa che ormai potessimo fare
Perché la violenza era troppa – troppo continua, troppo articolata
Ci circondava completamente – la polizia armata e i governi di stati ormai totalitari contro i cittadini inermi
Gli uomini contro le donne, gli autoctoni contro i migranti, i fanatici religiosi contro i laici
E bloccava ogni possibile via d’uscita.
E noi continuavamo a danzare – con le nostre menti, i nostri cuori, i nostri corpi esausti.
Muovevamo un passo dopo l’altro sempre più lentamente, senza più alcuna vitalità
Senza neanche più sapere perché continuassimo a farlo.
E poi cadevamo come mosche – uno dopo l’altro.
Ci avevano illuso che contassimo qualcosa – e noi vi avevamo creduto,
Vi avevamo creduto così in buona fede da diventare complici della nostra stessa distruzione.