Pisa (Italia) /1
2 Dicembre 2011
Primo segnale positivo: Pisa ha il deposito bagagli in stazione – ergo posso girare tranquilla per le 4 ore che mi separano dal treno per Pontedera dove incontrerò la mia amica. L’addetto, un uomo sulla cinquantina magro e barbuto, è visibilmente scazzato dai clienti che lo distraggono dalla visione dei talk show pomeridiani oggi concentrati sulla notizia della morte di Gheddafi, ma riesce ancora ad avere una parola gentile e di riguardo alla sottoscritta, abbozzando quasi un sorriso mentre si sbriga la pratica. Poi sarò libera di girovagare per Pisa.
Fuori dalla stazione ci dovrebbe essere un ufficio informazioni turistiche eppure non lo trovo. Vorrei una mappa per fare mente locale su dove si sviluppi la città rispetto alla stazione, e cosa ci sia da vedere al di là della tripletta, per cui la città è famosa, di battistero+duomo+torre. E magari capire pure dove si trovi questa. Una palina nel piazzale antistante l’atrio rende comunque già abbastanza l’idea: tutto dritto per un po’ e poi a sinistra, e tanto mi basta per infischiarmene di cercare mappe e uffici turistici e decidere che posso anche perdermi serenamente girovagando a caso. Insomma: è Pisa, ha mica l’estensione di Greater London!
L’unica incertezza è il tempo: ha già buttato giù qualche goccia d’acqua e non è che mi entusiasmi camminare sotto la pioggia, dovesse farsi seria. Anche perché non porto mai ombrelli con me, né uso cappelli, quindi me la prenderei tutta in pieno. Comincio a camminare – avanti tutta – subito un piazzale si palesa come futuro maxi parcheggio con lavori ancora in corso e transenne. Belli, però, gli edifici. Bassi , porticati, orpellati con misura in piena conservazione dei fasti rinascimentali.
Giungo in una via che tra nome (corso Italia), quantità di vetrine e gente ‘di un certo livello’ e/o addobbata nel vestito della domenica mi fa d’impulso proseguire oltre, per imboccare una parallela spoglia con edifici non proprio ristrutturati di recente.
Non piove, in compenso mi viene incontro uno sciame di poliziotti e carabinieri dei quali non capisco la ragione di presenza. Camionette, alcuni bardati in alta uniforme, in decine e decine a grappoli e coppie colonizzano le stradine. Presto si svela l’arcano: il presidente Napolitano – oltre a me – oggi è in visita alla città.
Invio un sms collettivo ai miei amici, che recita “Oggi Pisa ospita due notabili: me e Napolitano. Ma per chi dei due secondo te, è l’inaudito dispiegamento di forze dell’ordine che vedo?”. Elena mi risponde al volo “Scappa, corri veloce!!”, e Ginevra le fa eco “Napolitano? Chi è Napolitano?” seguito da “Ci sentiamo tra la firma di un autografo e un’arringa alla folla?”. Altri messaggi di risposta risuonano analoghi, e sorrido mentre cammino felice di stare lontana dalla gente che fa shopping.
Scatto una prima foto – una scritta sul muro anche semplice e banale, come se ne trovano ovunque.
Ma è quel finale “… UHUHUH…” che fa la differenza – e, ignorando come lo intendesse lo scrivente, la sottoscritta lo interpreta una analogo del furbesco commento autoreferenziale di Lupo Alberto dopo il rapimento della fidanzata, la gallina Marta, dal pollaio.
Nel proseguire zigzagando verso l’altro lato della città – ove appunto m’aspetta la tripletta – evitando sempre la via centrale, incrocio una piazzetta vuota che ospita due negozi uno per lato che trattano esattamente gli stessi prodotti: merchandising gothic/metal/hard-rock e biglietti per concerti. “Possibile che ci siano tutti questi hard-rocker a Pisa da giustificare tale compresenza d’offerta?” – mi chiedo. Su alcune panchine quelle che sembrano signore d’una certa età chiacchierano amabilmente: passando loro accanto riconosco la lingua rumena con cui si esprimono e anche un certo stile – nella propria messa in scena come trucco, abbigliamento, movenze eleganti e misurate – che ormai, dopo anni di frequentazione di migranti, riconosco velocemente.
In modo erratico proseguo e imbocco stradine in cui cammino volentieri guardando oltre le finestre e la varietà di piante e fiori che qui alloggiano sui balconi.
La fine di una viuzza dà su un piazzale immediatamente prospiciente il Lungarno e il ponte che l’attraversa. Gran parte di questa è occupata da uno spiazzo sopraelevato in marmo bianco circondato da colonne e tetto. Ho poi scoperto, nella mia serena ignoranza, che queste sono le Logge di Bianchi.
E qui mi si spalanca un altro sorriso per quello che è di fatto un atto di vandalismo, ma dà indicazione di un servizio online cui spesso faccio riferimento:
Oltrepasso l’ennesimo schieramento di camionette e di carabinieri e giungo al ponte, dove la luce dipinge contrasti incantevoli tra cielo, case e acqua dell’Arno – tutti increspati e vibranti allo stesso modo.
Nell’immagine che scatto dell’altro lato inglobo anche la balaustra del Ponte di mezzo – la mia ossessione per le geometrie credo stia prendendo il sopravvento, purtroppo già ci sono troppe linee oblique per i miei gusti.
Proseguo per la micropiazzetta Garibaldi – apparente luogo di incontro dei giovani senza però alcun motivo specifico per cui dovrebbe (sarà forse il suo essere un punto di snodo per più traiettorie che si aprono da qui verso luoghi per loro interessanti?), e oltre questa per una nuova viuzza commerciale, stavolta almeno gradevole in quanto porticata e visibilmente antica.
L’edicola all’ingresso della medesima colpisce il mio sguardo e un altro scatto vi renderà le ragioni della mia risata:
(continua…)