CRISTINA BALMA-TIVOLA

KRI "muovere [k] liberamente [ri]" | STI "stare [s] in moto [ti]" | NA "effetto [ā] del soffio vitale delle acque [n]"

Seguendo Latouche: Della felicità, del piacere e della libertà dalla schiavitù 2/2

(continua dal post precedente)

Il che vi spiega anche – o meglio,
lo spiega ai più disattenti o in malafede – perché io possa avere davvero tanti seri
problemi di salute, o economici, o sia single (dove quest’ultimo non è
un problema, per me, ma evidentemente lo è per molte donne che popolano
la rete e che vanno in asfissia se non hanno qualcuno accanto o sopra) eppure
stia così bene, non senta per nulla d’accontentarmi – anzi, abbia una
qualità della vita a mio avviso altissima – e sia di fatto una persona
serena 😉

Io
credo che alla fine – se non siamo dei fortunati dementi (cosa che invero vedo sempre più frequente, però) stile Forrest
Gump, la cui inconsapevolezza lo salva in ogni situazione dalla
spaventosa deriva emotiva che una qualunque persona intelligente e sensibile proverebbe in molti eventi dolorosi e
fallimenti che caratterizzano l’esistenza umana – la nostra felicità dipenda dalla capacità o meno che abbiamo di riflettere seriamente (pur e soprattutto in un contesto sociale che ci fa sputare sangue anche solo per sopravvivere) su quelle che riteniamo essere le cose che per noi contano davvero nella vita e sul modo (le strategie) per raggiungerle.

Imparando
a non dare retta al rumore intorno, ma proprio pensando a noi stessi.

Ponendoci domande quali “quando è stata l’ultima volta in cui sono stato
realmente felice?”, “dov’ero?”, “che cosa ho provato?”, “quali altri
stati emotivi stavo avvertendo contemporaneamente?”.

E poi cominciare a farle. Non aspettare.

Cominciare, muoversi, agire – indipendentemente dalla certezza o meno di conseguire un certo obiettivo.

Per me il senso di tutto non sta nel raggiungere qualcosa ma nella tensione che vivo nel tentativo.

Il viaggio a piedi girovagando, perdendomi, assaporando ogni passo piuttosto che in auto o in aereo per raggiungere un luogo.

Un lavoro per il piacere di un lavoro per cui il denaro o un ‘prodotto’ finito diventano giusto gradevoli effetti collaterali ma non la priorità.

L’innamoramento e le relazioni sentimentali se/quando vi sono, ma senza ansie, senza proiezione futura, senza scopi ulteriori. Solo vissuti nel qui e ora quando ci è data la grazia – perché non si possono costruire a tavolino, pertanto sono magici stati di grazia – di provarli.

Tutto vissuto nel presente e come se il mondo che voglio fosse già qui, tangibile, lo stessi già vivendo.

Per cui, alla fine, lo vivo già.

Buona giornata a tutti voi, e che possiate provare lo stesso! 🙂