CRISTINA BALMA-TIVOLA

KRI "muovere [k] liberamente [ri]" | STI "stare [s] in moto [ti]" | NA "effetto [ā] del soffio vitale delle acque [n]"

Constant Nieuwenhuys e la nuova Babilonia

Nel 1956, l’artista olandese Constant Nieuwenhuys iniziò a lavorare su una proposta architettonica visionaria per una società futura.
La nuova Babilonia era ispirata e contribuito al lavoro dei situazionisti, un gruppo di intellettuali, teorici e scrittori ispirati dalle pratiche di Dada e Surrealismo.


Elaborata in una serie infinita di modelli, disegni, incisioni, litografie, collage, disegni architettonici e photocollages, come pure in manifesti, saggi, conferenze e film, la nuova Babilonia prevede una società di automazione completa, in cui la necessità di lavorare viene sostituita con una vita nomade e il gioco creativo.

Gli spazi della nuova Babilonia erano destinati ad essere spazi di disorientamento e di riorientamento. La sua architettura era quella di un’armatura complessa su cui potrebbero essere tessute all’infinito nuove, imprevedibile personale urbane esperienze, determinate dai desideri individuali in mutamento. Una vasta rete di enormi spazi interni multilivelli si propagava per alla fine coprire il pianeta. Questi “settori” interconnessi galleggiavano sopra la terra su alte colonne, mentre il traffico veicolare veniva spostato sopra o sotto il piano dove gli abitanti, a piedi, attraversavano enormi interni labirintici, all’infinito, ricostruendo le atmosfere degli spazi.

Nel progetto di Nieuwenhuys la vita sociale diventa gioco architettonico, così come l‘architettura diventa una vibrante rappresentazione di desideri interagenti.

Tralasciando la forza visiva e a volte poetici sfumature dei suoi modelli, dipinti e disegni, nuova Babilonia solleva molte domande relative a questioni di interesse contemporaneo: quale ruolo può giocare l’architettura nel cambiamento sociale e politico? Quale ruolo dovrebbe assumere un architetto nel determinare la direzione e il carattere di cambiamento?

E infine: quanto è importante la progettazione dello spazio nell’insieme delle attività umane? Si può progettare di “cambiare il mondo” per tale tramite? E se sì, come?