Differenze culturali nella percezione cognitiva (Lisa Wade)
29 Gennaio 2011
Link originale:
http://thesocietypages.org/socimages/2011/01/25/cultural-differences-in-cognitive-perception/
http://thesocietypages.org/socimages/2011/01/25/cultural-differences-in-cognitive-perception/
Ve ne offro una veloce traduzione, con in fondo una piccola, velocissima considerazione da antropologa visiva.
Sembra ovvio che le percezioni cognitive di base non dovrebbero variare da società a società. Il che significa che i nostri occhi dovrebbero vedere e il nostro cervello deve elaborare essenzialmente lo stesso, non importa ciò che noi chiamiamo noi stessi, che lingua si parla, o quali festività celebriamo. Si scopre, tuttavia, che anche le cognizioni di base variano in tutto il mondo.
La maggior parte americani, per esempio, percepisce le due linee in questa illusione ottica di lunghezze diverse, con la linea a più breve di linea b. In realtà, essi sono della stessa lunghezza.
Ma, come sostenuto da Joseph Henrich e colleghi nel Journal of Behavioral and Brain Sciences, la nostra sensibilità a questa illusione varia in base alla cultura. In media, la linea a deve essere un altro quinto più lunga della linea b prima che la media degli americani non laureati valuti le linee di pari lunghezza. La maggior parte delle altre società che sono stati testate su questa illusione, tuttavia, prevedono sostanzialmente meno manipolazione. La figura seguente confronta come individui in diverse società rispondono a questo test. Le misure sono problematiche, e si può leggere di più in merito qui; ciò che è necessario sapere per ora è che le società sulla destra sono più sensibili per l’illusione e la società sulla sinistra meno.
Osservando che gli individui nelle società più sviluppate (ad es., Evanston, Illinois) tendono ad essere più vulnerabili all’illusione – infatti, in alcune società, come ad esempio i San del Kalahari, essa non si qualifica come un’illusione per tutti — Henrich e suoi co-autori sostengono che l’esposizione agli “ambienti moderni” possa esserne la causa:
…l’esposizione visiva durante il suo sviluppo a fattori quali “angoli costruiti ad hoc” degli ambienti moderni può favorire alcune calibrazioni ottiche e abitudini di visualizzazione che creano e perpetuano questa illusione. Il sistema visivo si adatta, alla presenza di caratteristiche ricorrenti nell’ambiente visivo locale.
Anche le basi della cognizione, che varia tra culture. Ciò, sostengono Henrich e altri, chiama in causa tutti i truismi di psicologia basati, principalmente, sulla ricerca sperimentale con soggetti occidentali.
Una sola considerazione: tutte queste tesi sono state già esposte e sviluppate in antropologia visiva da almeno 50 anni (cfr. i lavori di Rouch, poi Worth & Adair) e sintetizzate mirabilmente nei lavori di Massimo Canevacci e Antonio Marazzi…