Hackney (London) /1
21 Novembre 2010
© Cristina Balma-Tivola |
I ragazzi del centro occupato di Mare Street (quello era il luogo che ci avrebbe ospitato) ci diedero un aiuto enorme, volantinando e attacchinando i flyers ovunque – pure su una pubblicità che riecheggiata il concetto di mappe, ma che essendo un’azione istituzionalizzata e pubblicitaria, poco aveva a che fare con il senso profondo del nostro gioco, invero molto serio, sulla memoria, il luogo e l’identità.
Il giorno del lavoratorio io e Chris (il capitano!) mangiammo qualcosa insieme fuori dal centro occupato, poi aspettammo l’arrivo dei partecipanti. Quando fummo una ventina di persone, nell’area antistante il bar del centro, iniziammo il lavoro, spiegando in pochi minuti la nostra proposta e le ragioni di desiderio di conoscenza e di condivisione delle percezioni del luogo che vi stavano dietro. Decidemmo di cominciare con un gioco, consistente nello scrivere su pezzetti di carta, tre posti specifici simbolici di qualcosa – nel bene o nel male – per ciascuno di noi all’interno del quartiere. Raccogliemmo i foglietti e ne raggruppammo secondo i luoghi comuni indicati, chiedendo chi li avesse scritti. Persone diverse per genere, età, provenienze riconobbero che in alcuni casi indicarono lo stesso posto. Cominciammo a chiedere le ragioni di tale scelta e i legittimi autori le spiegarono. Il ghiaccio era rotto.